Western e fantascienza raramente vanno d’accordo. Anzi, a ben vedere, gli ultimi due tentativi (Wild Wild West 1999 e l’atroce Jonah Hex l’anno scorso) di mischiare questi generi si sono rivelati un fallimento. A tentare nuovamente nell’impresa è stato Cowboys and Aliens, che si presentava con molte frecce al suo arco (cast all-star, regista celebre per i suoi successi commerciali, graphic novel e base di partenza ottima) ma anche con qualche dardo spuntato (script rifatto mille volte, una mezza dozzina di persone a rivedere la sceneggiatura). Il risultato è figlio di queste contraddizioni.

La storia racconta le vicissitudini di un uomo (Daniel Craig) che si risveglia, senza memoria e privo d’identità, nel bel mezzo del deserto dell’Arizona nel 1873 con un misterioso bracciale al polso. Dopo essere giunto nella cittadina di Absolution, viene arrestato dalle autorità locali e dal Colonnello Dolarhyde (Harrison Ford) in quanto questi ultimi lo identificano come Jake Lonergan, capo di una banda di feroci criminali. Ben presto, però, la città è attaccata da dischi volanti e proprio il bracciale di Lonergan sembra essere l’unico modo per respingere l’offensiva degli alieni…

Cowboys & Aliens

La prima mezz’ora di Cowboys and Aliens è, senza mezzi termini, pessima: ritmo blando, zero pathos, l’affrettata introduzione di alcuni personaggi (in particolar modo quelli interpretati da Paul Dano e Olivia Wilde) e la non troppo saggia scelta di proporre due scene chiave nella più completa oscurità minano le fondamenta del film in modo quasi irreparabile.

La pellicola si risolleva con la creazione della “posse” antialiena e il reclutamento di diverse fazioni che si uniscono contro il nemico comune, tant’è che l’ultima parte del film è appassionante e quasi epica; ma oramai il danno è fatto. Lo script, figlio di troppe riscritture e passato per le mani della temibile coppia Orci e Kurzman, che per ogni film azzeccato ne sbaglia almeno un paio, è farraginoso: troppi momenti morti, troppi “spiegoni” affidati a flashback non particolarmente evocativi.

Anche il cast non convince appieno: se Craig è perfetto nella parte, Harrison Ford pare oramai mummificato, sbiadita icona di un tempo e di un cinema passato. Il suo ruolo, che vorrebbe ammiccare a “Il Grinta” ma che difetta di autoironia, è forse il più debole del film, al pari di quello di Olivia Wilde, bella (fin troppo, visto il contesto) ma impalpabile.

Di fronte a opere meno ambiziose ma più riuscite come Super 8 o il sorprendente Rise of Planet of the Apes, che hanno caratterizzato la ricca offerta sci-fi dell’oramai terminata estate americana, Cowboys and Aliens sembra doversi accontentare dell’etichetta di “pop-corn movie”, quando è chiaro che le ambizioni erano ben altre. Insomma, per l’ennesima volta i missili nucleari sparati durante il Comic-Con si sono rivelati essere raudi malfunzionanti: non sarà che la kermesse geek per eccellenza porti un bel po’ di sfiga a chi vi presenta i propri film?



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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2 Comments

  1. a me già dai trailer puzzava, tantissimo, di schifezza.

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